Stabilito il costo del funerale mondiale
Obiettivo del 5% del Pil da destinare alla Difesa. 145 miliardi solo per l'Italia.
Per restare prudenti come i diplomatici: la frittata è quasi girata. Gli alleati Nato si stanno allineando – chi di buon grado, chi con il muso lungo – sull’obiettivo del 5% del Pil da destinare alla Difesa. Non si tratta di una manovra da risiko, ma di soldi veri: molti. Dietro le quinte, gli Stati Uniti spingono con la delicatezza di un bulldozer, perché al vertice del 24-25 giugno a L’Aja nessuno si presenti con le mani in tasca o, peggio, con le tasche bucate.
Per l’Italia, il 5% significherebbe – prendo fiato per dirlo con tutto il disprezzo della cifra – 145 miliardi di euro nel 2035. Adesso siamo a 45. Quindi: cento miliardi in più. Come se ogni anno regalassimo un Superbonus edilizio... ma alle caserme.
Milex, osservatorio sempre vigile sulle spese militari, fa due conti. E scopre che il percorso verso quell’obiettivo ci costerebbe, in dieci anni, oltre 400 miliardi in più rispetto a restare fermi al 2%. E con il nostro debito pubblico ballerino, dovremmo farli sembrare sostenibili.
Nel frattempo, l’Unione Europea mette sul tavolo l’unica carta che sembra davvero allettante: sospendere il Patto di stabilità. Tradotto: spendete pure, senza preoccuparvi troppo del rosso in bilancio. Ricordandosi che la parola “temporaneo” è sinonimo di “per ora sì, poi si vedrà”.
Sabato intanto, la piazza anti-riarmo si fa sentire. Il Movimento 5 Stelle e AVS marciano compatti. Il Pd, invece, ha scelto il compromesso all’italiana: non aderisce ufficialmente, ma alcuni esponenti andranno. A titolo personale. Ma dai.
In questo baccano – tra generali soddisfatti e pacifisti perplessi – si alza la voce di papa Leone XIV, che da tempo invoca un disarmo globale. Un richiamo etico che ripete la domanda pensata da tutti: possiamo davvero difendere la pace... armati fino ai denti?
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