Scuola, pausa e... panico?
Ipotesi su un’Italia che d’estate chiude i libri... per troppo tempo?
In Emilia-Romagna si sta pensando di modificare il calendario scolastico. Non con un decreto calato dall’alto ma con una consultazione vera, fatta di incontri, ascolti, sguardi preoccupati.
L’idea è della Regione, con in prima linea l’assessora alla Scuola Isabella Conti. Niente imposizioni, ha promesso. Piuttosto, un confronto con tutti i protagonisti: scuole, sindacati, genitori, enti locali e perfino chi, a giugno, si ritrova con le aule calde come un forno statico a 220°.
All’inizio si era parlato di “spring break” — pausa primaverile à la Europe style, con uno stacco tra aprile e maggio, proprio come in Francia o Germania. Ma l’assessora ha chiarito che no, non sarà una fotocopia delle ferie degli altri. Forse si andrà verso una sosta a febbraio, tra primo e secondo quadrimestre. Un’idea che ha una sua logica: aiutare chi ha inciampato nei primi mesi a rialzarsi.
Una commissione regionale sarà formata a settembre 2025 (perché noi italiani, prima si va al mare, poi si decide). Questa squadra dovrà ascoltare, riflettere, e magari litigare un po’. Perché, come ha detto la Conti con saggezza pedagogica: «Se vogliamo cambiare qualcosa, dobbiamo farlo tenendoci per mano.» Possibilmente senza stritolarci le dita.
Naturalmente non mancano i dubbi. Gli albergatori della riviera romagnola si chiedono: “E se ci allungano l’anno scolastico fino a fine giugno, chi viene al mare?” Domanda lecita, soprattutto se pensiamo a quanto pesi l’economia turistica in quella zona. Dall’altra parte, però, ci sono studenti che, dopo tre mesi di vacanza, ricordano a malapena dove sia la cartella.
L’Italia ha la pausa estiva più lunga d’Europa. Quattordici settimane. Quasi cento giorni in cui l’apprendimento evapora come il ghiaccio nei mojito. In Francia si fermano per otto. In Germania, sei. Da noi tre mesi. Origini nobili: il nostro calendario scolastico nasce da un’Italia contadina, dove i figli servivano nei campi. Ma oggi, con tutto il rispetto per la zappa, i ragazzi stanno più spesso nei centri commerciali o su TikTok.
E qui arriva la pedagogia con i suoi dati. Secondo esperti e insegnanti, questa lunghissima pausa estiva è una sorta di equalizzatore al contrario: chi può permettersi campi estivi, viaggi e stimoli, riparte a settembre quasi come nuovo. Chi no, si ritrova indietro di pagine, motivazione e fiducia.
Aggiungiamoci il fatto - dicono sempre gli esperti - che pause regolari durante l’anno aiutano a ridurre il sovraccarico mentale, a migliorare la motivazione e a imparare di più.
ps. Se mi avessero detto da ragazzo che mi toglievano un mese di vacanze estive non credo che l’avrei presa bene.
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