Il generale che aiutava gli anziani
Un generale dei Carabinieri prende il microfono davanti a una platea di giovani marescialli e, invece di citare Codici, Comandi e Campi d’Addestramento, pronuncia questa frase:
"Aiutare un anziano ad attraversare la strada ha più impatto di trovare 300 tonnellate di cocaina e arrestare 20 persone."
Il generale si chiama Pietro Oresta. Venerdì scorso ha salutato così gli allievi della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Firenze. Un discorso diverso, pieno di umanità, senza supereroi: “Batman, Robin, Rambo, non ce ne frega niente”, ha detto. Parole semplici, ma pesanti come piombo (istituzionale).
Non ha citato Beatrice Belcore, la giovane allieva di 25 anni che si è tolta la vita in quella stessa scuola nel 2023. Ma il riferimento era lì, nella tensione fra disciplina e disagio, tra addestramento e fragilità. I suoi genitori, in una lettera, avevano parlato di regole troppo rigide, di un ambiente che logora. E le parole del generale sembravano rispondere proprio a quella ferita ancora aperta: “Il vostro benessere è quello dei vostri familiari. La nostra vita è superiore a qualunque istruzione o procedura.”
Martedì, tre giorni dopo il discorso, il generale Oresta è stato rimosso dal suo incarico. Senza spiegazioni ufficiali. Nessuna nota, nessun commento. Solo silenzio e una sostituzione. Come se nulla fosse.
Nel frattempo, in un’altra cerimonia, il comandante generale dell’Arma, Salvatore Luongo, ha parlato di “disciplina come dovere morale” e “fedeltà assoluta”, parole che suonavano come un richiamo all’ordine più che una risposta al disagio. “La disciplina – ha detto – è la trama invisibile che tiene unito l’esercizio della libertà alla necessità dell’ordine.” Chi vuol capire, capisca.
E infatti molti hanno capito: il generale è stato rimosso perché ha parlato troppo da essere umano. Non era un attacco politico. Non era un atto di ribellione. Era una riflessione autentica su cosa significhi oggi servire lo Stato, con le stellette sul petto ma anche qualche crepa nel cuore.
Il Nuovo Sindacato Carabinieri ha pubblicato una lettera aperta. Difendono il generale. Dicono che le sue parole “non si dimenticano” e che sono costate care.
In poche ore, via. Per aver detto che un carabiniere è prima di tutto una persona.
E allora la domanda sorge spontanea: che tipo di comando vogliamo?
Uno che reprime o uno che ascolta? Uno che detta ordini o uno che dà il buon esempio attraversando la strada accanto a un anziano?
Il generale Oresta è sembrato fuori posto. Ma forse, proprio per questo, era nel posto giusto al momento giusto. Solo che il sistema non era pronto.
Ma quello che ha detto, qualcuno lo ricorderà.
E adesso si prega!